Rende :: Ateneo Controverso: nota sulla gestione privata degli alloggi universitari.

RENDE :: 02/02/2012 :: A 40 anni dalla nascita dell’università della Calabria, ci troviamo a fare i conti con una storia di dubbia gloria, sicuramente tortuosa e per alcuni versi oscura, ma la cosa preoccupante non è tanto il passato quanto piuttosto il futuro immediato che si apre davanti agli occhi della popolazione studentesca.

Nonostante inaugurazioni e festeggiamenti in pompa magna e di grande impatto mediatico la realtà in cui versa l’Unical è ben diversa. La notizia di questi giorni è che l’UniCal si ritrova ad uscire dal circolo delle università cosiddette “virtuose”, fiore all’occhiello della gestione di La torre. Nell’autunno del 2008, in piena fase di contestazione alla legge 133 quindi ai tagli al fondo di funzionamento ordinario delle università, alcuni rettori, tra cui il magnifico di arca vacata, preferirono “accattonare” le briciole destinate alle università virtuose piuttosto che alzare la voce rispetto ai provvedimenti del governo.

Nello stesso tempo, i movimenti in Italia si mobilitavano contro i tagli scellerati di Tremonti e prospettavano il nefasto futuro che a breve avrebbe caratterizzato il mondo accademico. Già allora si poteva, infatti, prevedere che le risorse non sarebbero più bastate alle università e che parte dei servizi sarebbero stati assegnati a gestori privati, aprendo nuovi terreni di speculazione questa volta rispetto al diritto allo studio. Ad oggi, nel silenzio tombale che caratterizza il campus di Arcavacata, il CdA dell’ateneo discute l’assegnazione ad aziende private della gestione dei servizi residenziali.

Negli ultimi anni, grazie a dei contributi governativi mirati, l’UniCal ha realizzato nuovi complessi destinati a residenze universitarie, i cui costi di gestione e manutenzione risultano troppo gravosi per le casse dell’università. Largo ai privati allora, che con le loro competenze e il loro “know-how” riusciranno a gestire le residenze in maniera efficiente, garantendo anche cospicui introiti nelle casse dell’università. E i diritti? D’ora in avanti anche i diritti avranno un costo, tra qualche anno le università potranno proporre una sorta di “pacchetto” completo di tutto, offerta formativa, servizi e quant’altro, alla modica cifra di qualche migliaio di euro.

E magari quegli stessi privati che tra poco gestiranno le residenze, siederanno in CdA e determineranno direttamente le sorti del mondo accademico in nome delle leggi del mercato. I capaci e meritevoli, se dotati di un cospicuo patrimonio economico, potranno permettersi i pacchetti e gli studi, i capaci e meritevoli privi di mezzi economici si arrangeranno con i prestiti d’onore finanziati dalle banche a tassi tra il 6 e il 7%. Qualcosa però non ci torna, una domanda tra bandi, bilanci, risorse e costi, sorge spontanea. Perché un privato può gestire le residenze e trarne del profitto e l’università non è in grado di gestire quelle stesse residenze e rientrare nei costi?

L’assegnazione degli alloggi ad Arcavacata generalmente finisce nel mese di marzo, uno studente si ritrova ad avere un tetto nel campus quando metà dell’anno accademico è già bella e passata. L’amministrazione dell’UniCal da anni affitta i posti letto ai “non aventi diritto”, solo che, con i ritardi nelle assegnazioni, i posti vengono banditi in primavera inoltrata di conseguenza diventano poco appetibili per gli studenti che nel frattempo hanno già provveduto a sistemazioni definitive!

Una precisazione è d’obbligo, siamo contrari alla gestione degli alloggi mirata al profitto, sia essa pubblica che privata, ma una volta terminata l’assegnazione agli aventi diritto, non sarebbe vantaggioso per l’università affittare posti letto a studenti non aventi diritto a prezzi inferiori a quelli di mercato, in modo da riuscire a rientrare nelle spese di gestione e manutenzione delle residenze? Inoltre con una migliore gestione degli alloggi l’università non potrebbe andare ad intaccare positivamente la questione della speculazione edilizia che già tormenta le tasche degli studenti e dissesta il territorio dell’area urbana di Rende?

A nostro avviso se l’università intraprendesse scelte più coraggiose e lungimiranti potrebbe realmente incidere sulle questioni sollevate e allo stesso tempo a garantire un diritto fondamentale che è quello del diritto allo studio incidendo concretamente sulle politiche abitative. Questo per noi potrebbe essere già un esempio di Università virtuosa, che non solo garantisce diritti, ma riesce a sfruttare le intelligenze in modo da contrastare le logiche affaristiche che ruotano attorno al mercato immobiliare e ad essere un solido punto di riferimento ed esempio che una società migliore non è solo possibile, ma realizzabile.