Santa Maria del Cedro (Cs) :: Una discarica fra i Cedri.
SANTA MARIA DEL CEDRO :: 08/09/2008 :: Per chi vuole scappare anche per un solo giorno dal boom delle spiagge affollate da turisti casinari, basta spostarsi di qualche centinaio di metri ed entrare nel magico mondo del Fiume Abatemarco. E' alle spalle di Santa Maria del Cedro e proprio quasi alla sua foce circondata da cedriere secolari ci sono due grandi architetture che lasciano il visitatore senza fiato. Il bellissimo Castello addossato alla Chiesa di San Michele e l'acquedotto normanno. Bastano già la vista di queste strutture per riprendersi dalla calura estiva e dal caos dei paesi invasi dai turisti.
Il castello è quanto rimane della rocca fondata dai Normanni ed ampliata nei secoli a venire dai vari feudatari che regnarono sul luogo. La chiesa, intitolata a S. Michele, faceva invece parte d'un'abbazia benedettina che, poco dopo il Mille, s'insediò lassù; prendendo forse il posto d'un asceterio basiliano che vide la frequentazione di figure carismatiche della chiesa calabrese: come Nilo da Rossano. Dei resti della Chiesa di S. Michele fanno pure parte due affreschi suggestivi che, staccati dalle mura e restaurati, si trovano oggi collocati nella Casa Comunale di S. Maria del Cedro. Si tratta d'un S. Sebastiano ch'è legato a un tronco d'albero mentre un angelo gli cinge la testa della corona del martirio. E d'una Madonna col Bambino che sta in mezzo a S. Leonardo e un Santo Vescovo.
Proprio da sotto il castello si entra nella vallata dell'Abatemarco. Il fiume scorre limpido circondato da vigneti, uliveti, cedriere, orti. Ancora qui, in questo luogo i contadini coltivano la terra con le stesse tecniche che vennero introdotte dagli arabi e dai normanni. Il fiume Abatemarco parte dal versante occidentale del Cozzo del Pellegrino, alto 1987 metri, e sfocia dopo 10 km, in mare fra Scalea e Cirella, poco a sud del fiume Lao. Questo fiume è fondamentale per tutto l'habitat naturale, ma viene continuamente aggredito dall'uomo. Risalendo il corso del fiume, percorrendo un'agevole strada asfalatat si vedono ovunque piccole discariche con materiale di ogni genere. Immediata la vista di una grossa cava sulla destra e subito dopo un centinaio di metri di un'altra sulla sinistra. Ancora più avanti si vedono cumuli di sabbia e ghiaia segno di prelievi fatti lungo l'argine del fiume , non si sa fino a quando regolari ed autorizzati. L'ultima aggressione è stata autorizzata dalla giunta comunale di Santa Maria del Cedro. Si tratta dell'ennesima discarica di rifiuti che porterà immondizia, puzze e camion in quello che potrebbe essere un vero e proprio paradiso terrestre. E pensare che a poche centinaia di metri vi è un sito archeologico, un Museo del cedro, i resti della città greca di Laos. Come scrive Tania Paolino sul settimanale Mezzoeuro " la Giunta comunale di S. Maria del Cedro ha approvato "un progetto preliminare relativo alla realizzazione di una discarica di rifiuti solidi urbani di prima categoria e di un impianto di biostabilizzazione" con la delibera n. 83 del 16 giugno 2008. In quella delibera di Giunta si legge che "i rifiuti urbani raccolti verranno trattati in uno specifico impianto di biostabilizzazione con produzione di CDR ed eventualmente compost di qualità, da realizzarsi nell'area attualmente utilizzata per la stazione di trasferimento ubicata in località Pagaria (ex Cava), individuata catastalmente al foglio 13 particella 41; che la frazione organica stabilizzata verrà avviata in apposito piazzale posto in prossimità della discarica esistente per la maturazione e lo stoccaggio finale; che gli scarti di lavorazione verranno smaltiti nel nuovo lotto di discarica". Così la minoranza, guidata da Adriano Presta, nei giorni scorsi ha prodotto un manifesto e organizzato un pubblico incontro in località Destri, in cui la popolazione è stata informata su ciò che potrebbe accadere qualora la discarica venisse realizzata: "In località Pagaria (ex cava ed adiacente al fiume Abatemarco) è previsto la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione per il trattamento di circa 50.000 tonnellate l'anno, di rifiuti differenziati o indifferenziati, equivalenti a circa 20 volte la produzione di RSU del nostro Comune, pertanto, gli automezzi maleodoranti attraverseranno i nostri centri abitati, gli autisti dei medesimi visiteranno il restaurato Castello di San Michele per poi immettersi nella strettissima strada che fiancheggia l'Abatemarco. Giunti sul posto scaricheranno i rifiuti e in attesa di essere trattati inebrieranno la valle ed i vicini centri abitati con il loro odore caratteristico – si legge nel documento – Le ecoballe (CDR) prodotte nell'Abatemarco effettueranno il loro primo viaggio, in direzione di un piazzale non ben identificato nei pressi della vecchia discarica (formalmente sospesa e illegalmente utilizzata da diversi mesi dal Comune), per poi farne un secondo, sempre attraversando i centri abitati, per essere conferite in un altro impianto idoneo; sarà realizzata una nuova discarica, confinante con quella esistente, per smaltire 100.000 mc. di scarti di lavorazione". Ma allo sconforto di questa notizia si aggiunge quella di vedere ancora lungo il corso del fiume centinaia di grossi tubi a marcire.
I lavori che erano iniziati una decina di anni fa dovevano portare acqua lungo i paesi del tirreno cosentino fino ad Amantea. Un progetto finanziato dalla CEE, e gestito dal Consorzio Bonifica Valle del Lao ,che partendo dalla modica cifra di 17 miliardi di vecchie lire avrebbe dovuto raggiungere circa i sessanta miliardi di finanziamento totale e risolvere così i problemi di approvvigionamento estivo dell'acqua potabile nella costa tirrenica. L'appalto regolarmente vinto da una ditta Bolognese vide subito nascere contrasti da parte dei comuni facenti parte del territorio investito dal fiume Abatemarco. Ai sindaci di Verbicaro, Grisolia, Santa Maria del Cedro, San Donato di Ninea, si affiancarono gli ambientalisti e l'Ente Parco, preoccupati dal fatto che il prelievo di acqua dalla sorgente avrebbe potuto pregiudicare la portata totale del fiume, a discarico delle coltivazioni del cedro , e di conseguenza di tutto l'ecosistema. Il pericolo allora di una desertificazione di tutta la valle dell'Abatemarco venne scongiurato, ma ora che ne sarà ?
Francesco Cirillo